Stavo provando, ieri sera, a scrivere di questa cosa, ma il tentativo era miseramente fallito (cielo, forse perché sarebbe stato troppo bello, casualmente riuscire a scriverne qualcosa ieri sera, proprio… ma facciamo comunque come ci riesce,ok?
Dunque, mi era venuto in mente un vecchio amico, o collega di lavoro…. Mah… con me, nonostante lui fosse notevolmente piu’ vecchio di me, si è sempre comportato amichevolmente, forse come uno zio gentile, che non so se si puo’ dire che questo sia “essere amici”…. Lui aveva… penso ben oltre i 40 anni, io ne avevo forse 18. Lavoravamo allora in uno scatolificio, era il mio primo lavoro “vero”, una fabbrica abbastanza grande, con un sacco di macchine divertenti, ma anche faticose…all’inizio io lavoravo ad una taglierina manuale, e il mio amico, che si chiamava Sergio, ad una fustellatrice piana. Mi piaceva anche allora cantare, cantavo tutto il giorno a squarciagola o quasi, e Sergio, che lavorava a pochi metri da me, ogni tanto mi mandava una sigaretta…. Mi ci è voluto un po’ di tempo per capire che voleva, in questo modo, tenere occupata la mia bocca ed avere una tregua per le sue orecchie…. Comunque, mi faceva piacere. Quando un po’ di tempo dopo fui mandato anche io ad una fustellatrice , Sergio fu il mio istruttore, paziente e disponibile, e nel tempo che passavamo insieme spesso mi parlava della sua passione, le moto, e delle sue avventure di gioventù.. a volte storie veramente buffe.
Una di queste storie mi colpì tantissimo… al punto che oggi posso ripensarci e prenderla come insegnamento per la mia vita. Ecco la storia.
Ovviamente, per tutti i motociclisti, la “piega” in curva è… tutto, alla fine. Tutti vorrebbero vedere quanto riescono a piegare, per capire “quanto sanno andare in moto”…. Sergio era convinto di essere uno di quelli bravi, e voleva capire quanto piegava… Un giorno, in giro per le colline, su una strada che conosceva particolarmente bene, decise di “misurare” la propria “piega… di vedere se riusciva a toccare con la mano l’asfalto…insomma, per farla breve, vattelappesca cosa successe, cadde rovinosamente senza riuscire ad avere una risposta all’interrogativo che stuzzicava il suo orgoglio… ormai ferito….
Ripenso ai casi della vita, al fatto che a volte ci comportiamo come il mio amico Sergio. Invece di pensare a dove le curve della vita ci potranno indirizzare, alla strada che dobbiamo percorrere, al fine che vogliamo perseguire, ci fermiamo a guardare gli accessori… le curve della vita… e guardando queste ci dimentichiamo del perché stiamo percorrendo quella strada, dove stiamo andando e da dove veniamo. Voglio dire, piu’ precisamente, io non so se qualcuno di voi che leggete qui (se ci siete, se leggete, se avete cominciato e non vi siete ancora stufati) ha fatto così, si è perso a contemplare le curve della propria vita lasciandosi distrarre, non dando importanza a tutto quello che c’era intorno…. Io lo so che le curve, di qualunque genere, sono cose importanti, ma solo perché servono ad indirizzarci in maniera diversa, ci permettono di superare ostacoli, di scegliere la nostra destinazione…. Ma prova a immaginare: un bel passo dolomitico, con tutti quei tornanti, destra, sinistra, destra, sinistra, desta…. Le curve servono a farci superare la salita che diversamente non potremmo superare, sono il mezzo, non lo scopo… per caso qualcuno ha mai visto 48 tornanti (che sono quelli del passo dello Stelvio) su una strada che percorre una pianura senza ostacoli? Bene, posso dire che, seppure a nessuno di voi è mai successo, io mi sono perso una volta su una curva imprevista, mi sono fermato e sono rimasto lì a guardarla, come se fosse tutto… e certo era interessante, ma non valeva minimamente la meta verso la quale voleva indirizzarmi. E me la sono persa.
Eh, le curve!!!!!!