
Strano. Pensiamo di aver fatto chissà quante cose, incontrato chissa’ mai quante persone, fatto tanta strada, eppure, eppure è passato solo un anno. E penso sia simpatica questa cosa di avere il compleanno non in una data precisa, ma incastonato in una festa mobile, così da poterlo sempre festeggiare, e non dimenticarlo mai. Lo scorso anno, nel giorno di Pasqua, la Prato Gospel School (ovvero il PGS, per gli amici) si è tolta la tuta da lavoro, ha indossato una livrea di festa e si è ufficialmente presentata al pubblico col suo direttore, Leandro Morganti. Nasceva il PRATO GOSPEL CHOIR.
Nulla di meglio, adesso, che tornare davanti al nostro pubblico. Proprio per festeggiare, per ritrovarsi insieme, per dire: “Eccoci qui, carichi di gioia, di entusiasmo, di voglia di raccontarvi cosa abbiamo fatto in quest’anno, anche se, comunque, non ci siamo persi di vista.”
E in effetti viviamo questa giornata in maniera del tutto diversa. Non c’è la tensione dello scorso anno, anche se un concerto è sempre una grande emozione e, per quanto possa sembrare lunga l’attesa, poi vola via in un attimo, e ti ritrovi a dire: “Ma come, è già finito?”…..
Dico la verità, giunto a questo punto mi ero fermato. Non so, forse troppa emozione, forse troppo amore, forse troppo di tutto, e serviva un po’ di pace. ….Ma è ieri, se non sbaglio, che il Coach, chattando su facciallibro mi chiede: “Ma allora, il post?” Eh, ha ragione, il Coach. Ovvio, ha sempre ragione. Stamattina sono salito in macchina, ho messo il cd nel lettore, e mi sono risentito tutto il concerto. Ovvio, anche troppo, tutte le emozioni sono tornate a galla, è stato come tornare due settimane indietro, alla sera di pasqua…..
Beh, devo dire che comunque già il fatto di avere una festa di compleanno, come coro, mi pare importante. Perché vuol dire ricordare che abbiamo una storia, una strada percorsa. Vuol dire che, una volta tanto, facciamo festa, e che sia festa per noi, stavolta. Vuol dire che non è banale quello che abbiamo fatto, quello che stiamo facendo, quello che vorremmo continuare a fare. Vuol dire ricordarsi tutta la fatica, il sudore, sia quello metaforico che quello reale, vuol dire l’impegno continuo, il sentirsi insieme a fare qualcosa che merita la nostra fatica.
A me piacerebbe, sinceramente, che un giorno qualcuno potesse assistere ad una nostra lezione (già, c’è anche questo, che mentre tutti i cori hanno le “prove”, noi abbiamo “lezione”, e devo dire che la differenza c’e’, almeno secondo me). Davvero sarebbe bello accogliere un po’ di pubblico ad una nostra lezione del lunedì. Perché’ in questo modo, oltre alla fatica (ma quella non conta, perché è la porta attraverso la quale dobbiamo passare) vedrebbero che, in fondo, per noi non ci sono grandi differenze tra un concerto e una lezione. L’impegno è sempre lo stesso, l’amore è sempre lo stesso. Come non vogliamo ingannare chi ci ascolta, non vogliamo nemmeno ingannare noi stessi. Abbiamo qualcosa da raccontare, e non ci servono cose strane, dobbiamo solamente prestare tutto noi stessi perché il messaggio passi, perché la storia sia raccontata, l’amore condiviso, la speranza rinnovata.
Nel vangelo, i discepoli del Battista furono mandati a chiedere a Gesù se fosse egli, veramente, il messia. Questi rispose: “Guardatevi un po’ intorno, date un’occhiata. Lo vedi quello? Era storpio, e adesso danza di gioia. E quello che legge il giornale con la cronaca locale? Ancora stamattina era cieco. E dimmi, la senti questa voce che canta, nel vicolo qui accanto? Ecco, questo era muto fino a ieri, ma finalmente ha ritrovato la voce, e loda il Signore per le sue meraviglie.”
E’ chiaro, noi questi miracoli non li sappiamo fare, non ci risulta ci possa riuscire però, se venite ad un nostro concerto, un giorno, guardate i volti delle persone che entrano, e guardateli quando escono. Se la differenza è stampata coi simboli della felicità, dell’allegria, ecco, credo che il nostro messaggio abbia avuto effetto. Scusate, correggo. Noi siamo solo messaggeri, in fondo. Il messaggio, quello vero, è una Persona, ed è per tutti. E’ Gesù il Signore.
http://www.youtube.com/watch?v=4CVe2Wt-wBg&feature=player_embedded
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Ovviamente, alla fine di queste parole, il mio ringraziamento a Leandro Morganti, detto il Coach, nostro direttore, nostro amico. E non è per niente facile dire come e perché funzioni questa cosa che si chiama “Prato Gospel School”, e pensare magari che c”e un qualche meccanismo nascosto, qualche ingranaggio misterioso che fa funzionare il tutto. Io credo ci sia, in effetti, una sola cosa: amore. Solo così si possono spiegare tante cose, tanto lavoro, tanto impegno, tanta pazienza e dedizione.
Un grazie anche alla sua famiglia, famiglia del tutto speciale, e non poteva essere diversamente. Ricordo ancora che una delle prime volte che andavo alla scuola, nel novembre del 2008, non sapendo come si chiama la mamma di Leandro, la chiamai mamma anche io, e sinceramente non ho mai pensato fosse una cosa strana. In fondo ci sentiamo un po’ tutti di casa.
Ancora un grande ringraziamento a Nehemiah H. Brown, “Maestro del nostro maestro”, senza il quale probabilmente tutto questo non sarebbe nemmeno stato pensato, grazie a lui per l’affetto, l’attenzione, la considerazione che ha per la nostra scuola. Siamo stati commossi di averlo al nostro concerto, il giorno di pasqua, di avere avuto il suo incoraggiamento, che abbia voluto cantare con noi e per noi….e poi l’elenco sarebbe ancora molto lungo… Ma grazie a lui anche per averci portato un regalo specialissimo, Sybil Smoot… cosa possiamo dire?
http://www.fgcschool.net/archives/1315
Grazie a tutti coloro che ci seguono, che ci incoraggiano, che ci vogliono bene. Il Signore davvero li ricolmi della sua Grazia.
“Lodate il Signore, perché eterna è la sua misericordia”