Come scende la notte

Era tanto che non facevo un po’ di foto a Firenze… anzi, era un po’ che non facevo foto. E capitata l’occasione ghiottissima del Coach impegnato in un concerto al Circolo Canottieri, invitato dal grande Nehemiah H. Brown… E eccoci, quindi, un piccolo gruppetto di irriducibili, alla volta di Firenze. Accidenti, era tanto davvero che non venivo a Firenze. E’ dolcissima nella luce della sera, mentre il sole gioca tra i ponti, sotto le arcate, e inventa colori e forme strane, e sembra che siano fatte solo per noi.

Sul marciapiede opposto al nostro una coppia di sposi novelli sta inseguendo un fotografo frettoloso, in questa luce strana che cancella le ombre, che rende tutto più sereno, tranquillo, anche se poi la notte verrà, comunque, e anche per questi sposi inizierà il mistero di una vita da passare insieme, e molte notti e altrettanti giorni che verranno, e ancora notti.  Non so perchè, ma questa immagine, in questa sera che dovrebbe essere dedicata all’allegria mi mette dentro un velo di tristezza. Comincio a guardale la città che si prepara ad accogliere la notte, e cerco risposte che non trovo. Il flusso dei turisti e dei semplici cittadini che sono fuori in questa bella serata a passeggio sul lungarno sembra voler suggerire che tutti hanno qualcuno accanto, e vedi gente che cammina mano nella mano, o abbracciati, o che camminano e chiacchierano animatamente, oppure semplicemente seduti sulla spalletta del fiume ad ascoltare e guardare la città in questa ora così speciale.

Sul Ponte Vecchio, in mezzo alla gente, un busker si esibisce, raccogliendo applausi e qualche moneta. Non so se questo basterà a risolvere il problema di questo giorno, se potrà bastare ad un magro pasto e ad un alloggio. In questo momento la magia della musica è davvero forte, e rimango ad ascoltare un po’ , a guardare gli altri, lì sul ponte, ad immaginare la loro vita.

Qualche turista che viene da lontano, e si riempie gli occhi di poesia e di questa luce che si fa sempre piu’ strana, tanti ragazzi, e i loro occhi pieni di sogni, perchè da giovani è obbligatorio sognare. Per la realtà ci sarà tempo piu’ tardi.

Cerco di fare ancora delle foto, la luce è bellissima, ma adesso è davvero poca.  I lungarni vengono lentamente avvolti dalla notte, prima che si accendano le luci dei lampioni.

In questa bellezza il pensiero ritorna alle cose che non si vedono, a cio’ che la notte nasconde. Per quanto ci possiamo illudere,  qualcuno, che nemmeno vedremo, passerà la notte da solo. Forse avrà fame, paura, forse starà male. Cosa ne sappiamo noi della vita degli altri? Guardiamo quello che la luce ci mostra, e pensiamo che il buio assorba tutto il resto, e cancelli davvero ogni presenza, ogni dettaglio.

Essere soli è la peggior maledizione che possa capitare. Nessuno che ti stia ad ascoltare, nessuno che ti parli, nessuno che ti aiuti nelle tue necessità, nessuno che cerchi aiuto da te.  In fondo essere soli è come essere inutili. Da rottamare.

Per fortuna c’è un concerto con le sue note allegre. Cantiamo, battiamo le mani, e dimentico in breve questi pensieri scuri. Si torna a casa, alla fine, chiacchiere in macchina, poi la portiera si apre, e devi scendere.  Buonanotte,è un saluto, ma vorresti che fosse anche un augurio. Una buonanotte. Pace. Sicurezza.

E’ tardi, in casa tutti dormono già,  un’occhiata al mondo di Facebook, giusto per vedere chi c’e’. Incredibile Facebook!

In effetti, un amico è ancora alzato, vedo la lucina verde accanto al suo nome, lo saluto, mi risponde subito.

“eh -mi dice – ti vorrei dedicare una canzone!”

“ma dai, davvero?”

“Si si, spero che ti piaccia. La cerco e te la linko, ok?”

“Si grazie!”

“accidenti, non riesco a trovarla su youtube… non so se la conosci, è  “He ain’t heavy, he’s my brother”….”

“Mai sentita – dico – cerco il testo.

Eccolo qui:


The road is long
With many a winding turn
That leads us to who knows where
Who knows where
But I’m strong
Strong enough to carry him
He ain’t heavy, he’s my brother

So on we go

His welfare is of my concern
No burden is he to bear
We’ll get there

For I know
He would not encumber me
He ain’t heavy, he’s my brother

If I’m laden at all
I’m laden with sadness
That everyone’s heart
Isn’t filled with the gladness
Of love for one another

It’s a long, long road
From which there is no return
While we’re on the way to there
Why not share

And the load
Doesn’t weigh me down at all
He ain’t heavy he’s my brother ”

Il mio inglese è scarso, ma arrivo a capire subito l’essenziale.

“Su questa strada siamo insieme a camminare, nonostante il vento giri sempre qua e la, non ti lascio solo, ti porto, ti sostengo, insieme andiamo. Non sei un peso per me, sei mio fratello…….” …il senso….

E allora penso a quanto sia stato delicato questo pensiero, nel cuore di una notte che poteva essere greve, e invece si è illuminata di botto, per l’affetto di un amico, di un fratello.  E per questo, ecco, davvero no nci sono parole. Verrebbe da dire… ma in fondo ce lo siamo detto tante volte,  ma così è davvero “peso”, ed è detto in parole chiare, comprensibili.

Prova anche tu, insieme a me, a sentirti raggiunto da queste parole. “Non mi pesa starti accanto, sei mio fratello”. prova a rompere il velo della notte, accendi tutte le luci della tua vita. Non sei da solo. Non siamo da soli.

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Bless me.

E già, con questo post, sono ad una settimana di ritardo! In effetti la nuova canzone (no, che pensate, che cantiamo solo le cose che scrivo qui? Abbiamo ormai perso il conto di quanto sia vasto il repertorio della nostra scuola/coro.) ci ha colpiti molto, CI nel senso delle persone con le quali ho potuto parlare.  Il nostro Jacopo, che è arrivato più tardi alla lezione (eh, la scuola!) ha sentito una frase ed è rimasto incantato. E penso proprio che avesse ragione.

E’ strano, ma anche adesso sono commosso. E’ davvero come una benedizione che sento scendere su di noi, un senso di pace, di completezza. di BENEDIZIONE.

Ecco il testo:

Bless me, bless me
Oh Lord, bless me indeed,
Enlarge my territory
Oh Lord, bless me indeed
(I pray for increase)
Bless me indeed
(I pray for increase)

Increase, increase
Oh Lord, bless me indeed,
Enlarge my territory
Oh Lord, bless me indeed
(I pray for increase)
Bless me indeed

Soloist:
Keep Your hands upon me
So that evil cannot harm me
Sunshine and rain, sickness and pain
God, I humbly come to You
Enlarge my territory
Enlarge my territory

Choir:
Oh Lord, bless me indeed
(I pray for increase)
Bless me indeed

Metto qui sotto la mia traduzione, che in fondo è la mia preghiera.  Per cui, se vuoi leggerla, puoi anche pensare che stiamo pregando insieme.
“Benedicimi, benedicimi!
O Signore, davvero, benedicimi!
Espandi il mio territorio,
o Signore benedicimi davvero!
(ti prego, benedicimi ancora)
Benedicimi davvero
(ti prego, benedicimi ancora)
Ancora, ancora,
O Signore, davvero, benedicimi!
Espandi il mio territorio,
o Signore benedicimi davvero!
(ti prego, benedicimi ancora)
Benedicimi davvero
Tieni la tua mano su di me
che il male non possa ferirmi
sole e pioggia, malattia e dolore…
Dio, io vengo a te umilmente
Espandi il mio territorio……..
——-
Eh, il Coach lo sa che in questa canzone c’è una frase che non mi piace: “Enlarge my territory”, che poi rappresenta ciò che alcune chiese ritengono vero, e cioè che la vera fede sarà premiata da Dio con una vita di benessere e prosperità. Io non credo che le cose siano così automatiche, che il Signore, in qualche modo, paghi il conto da subito. Anche perché, in un mondo come questo nostro, di solito la prosperità di uno è a scapito di un altro,e non ci trovo troppa giustizia, in questo. Ma….
Stamattina lo volevo proprio scrivere questo post, e son andato a cercare sul “tubo” questa canzone, e l’ho riascoltata (tra l’altro era una versione con praise dance) e di botto ho capito.
Ultimamente il mio territorio si è molto allargato, si. E senza rubare risorse a nessuno, senza sottrarre niente a chicchessia. E’ questa esperienza della scuola gospel, e tutte le persone che ho incontrato, e l’amicizia, l’affetto che c’è tra noi.
Quanto ci benedirai ancora, o Signore? Davvero sentiamo la tua mano su di noi, sappiamo che ci accompagni e ci sostieni.
Uno per uno, benedicici, Signore!
Nel battesimo così come viene amministrato nella chiesa cattolica è inserito un piccolo segno, fatto di una sola parola e di due piccoli gesti: “effata” che significa “apriti” e il tocco degli orecchi e della bocca. Che i nostri orecchi si aprano all’ascolto e alla comprensione della parola di Dio e al nostra bocca si apra per annunciarla. Per noi, con questo piccolo, bellissimo mezzo che è il gospel, cioe’… proprio la Sua Parola.