Ehi, amico! Allora? Come te la passi? Ti piace questo posto? E dove sarai domani? Che bello vivere come te (ma cosa te lo dico a fare, lo sai già), sempre avanti, sempre cose nuove…. e poi l’entusiasmo, la gioia di provare, di incontrare persone e situazioni nuove, e lo sai, da cosa nasce cosa, ogni occasione è buona per far festa, per fare due chiacchiere dietro a un buon bicchiere di birra gelata. Ma ti ricordi dove eri una settimana fa? Si, quel paese così carino, gente così simpatica…. peccato piovesse, ma insomma, un po’ di fiducia e di buonumore e i problemi si risolvono, no? E certe volte il paesaggio è così bello! Ti commuove, ti tocca profondamente dentro, ti fa sognare, ti invita a cercare dentro di te parole che nemmeno conosci e, quando incontri qualcuno, glie lo vorresti poter raccontare, e a volte ci riesci, altre no, ma rimane in te questo desiderio. Perche’ questo è il tuo viaggio, fatto di mille e mille passi, di sudore, di freddo, di amore, di sole e di neve, di fiumi da attraversare, montagne da salire, di riso e di pianto, di dolore e di gioia. Fatto anche di barriere che non puoi attraversare. Fatto del cibo che compri per strada, fatto del vino bevuto in compagnia.
E continui a camminare e, a chi ti chiede dove sarai domani, indichi un punto all’orizzonte, come se tu e quel punto foste vecchi amici, come se tu ci fossi già stato, e adesso tornassi da lui.
Ma all’improvviso, è successo.
Eri fermo, seduto su una panchina del parco dell’ennesima città, intorno era tutto perfetto. Gli uccellini cinguettavano, i bambini giocavano, le mamme li osservavano attente, e tu ti godevi un sorso di quello buono, di quello che ti dai solo quando vuoi premiarti, quando è una bella giornata, quando tutto va bene.
Perche’ sei partito? davvero vedevi un punto all’orizzonte, e volevi raggiungerlo? Davvero il luogo verso il quale punti il tuo dito è la tua meta? Sei sicuro?
Sei sicuro che ti basti veder scorrere paesi, attraversare vallate, salire montagne, attraversare fiumi? Era questo il tuo scopo? Davvero tutti quelli che camminano ( e sembra quasi – nevvero – che camminino con te) vanno verso lo stesso punto, sempre indicato dal loro dito indice?
All’improvviso, come un lampo, ti raggiunge il ricordo, mentre sorseggi la tua bevanda fresca, mentre ti godi la tua panchina nel parco, il vento e l’ombra, e i giochi dei bambini, e gli sguardi delle mamme, e il canto degli uccellini intorno a te.
Alla fine ti sei ricordato. Sei partito per un sogno. Il tuo dito all’inizio non voleva indicare un punto all’orizzonte, ma qualcosa che non sapevi vedere, qualcosa che ti era nascosto. Fragile, il tuo sogno. come quando ti svegli e cerchi di addormentarti di nuovo, e riprendere a sognare lo stesso sogno, tanto bello che vorresti fosse vero, e sei partito per il tuo viaggio con questa speranza, con questa volontà. VOGLIO IL MIO SOGNO, VOGLIO LA MIA VITA.
Dai, lasciala lì la tua birra, smetti di ascoltare i giochi dei bimbi, le chiacchiere delle mamme, smetti di lasciarti consolare dal vento. Il tuo sogno ti aspetta. Cammina, cammina. Non ti fermare. Ricordati di portare dentro di te il ricordo del sogno, e sorridi dentro di te. Non stai camminando verso un punto indefinito, verso una coordinata geografica. Non esiste nel tuo cuore questo punto, questo incontro tra latitudine e longitudine, questa combinazione di punti cardinali, e di ore, minuti e secondi. Il tuo è un sogno. Degno di tutta la strada, di tutta la fatica, di tutto il sudore, di ogni sorriso e di ogni pianto, di ogni incontro e di ogni abbraccio, degno del tuo braccio teso, davanti a te.
Non ti fermare, ti prego, non ti fermare.