Il colore del mare

A volte mi sento proprio cretino. Perchè guardando la superficie del mare, ammirandone i colori, in certe giornate così mutevoli, non mi so spiegare il perchè di tanta bellezza, com’è possibile che l’acqua – che è bianca, trasparente – a volte prenda consistenza come di metallo fuso, di mercurio, e tracci su di sè nuovi segni, nuove forme….

…ma guardando foto come questa si capisce meglio: il mare non fa altro che riflettere il colore del cielo, quando azzurro, quando nuvoloso, rimodellando sulla propria forma liquida e mobile le forme liquide e mobili di ciò che passa sopra di lui. Come se il mare fosse innamorato del cielo (eh, già, forse il mare se lo ricorda di essere stato anche lui nel cielo, eh!) e volesse compiacerlo in ogni modo.


A volte si sentono discorsi… mah, veramente, mi viene il dubbio…

Sembra quasi che di fronte a certe situazioni di sofferenza, di dolore delle persone che noi abbiamo vicine, attiviamo una sorta di autodifesa, e riusciamo persino a giustificare questo dicendo che in fondo è bene se facciamo fare una sana risata anche a chi sta soffrendo. Ma si, magari è vero, distraiamo dal dolore coloro che soffrono, facciamo in modo che per un attimo non sentano il morso che sta distruggendo il loro cuore…
Ho rinunciato a questa politica… si, è vero, si puo’ cercare di scherzare, di ridere, ma non si deve scappare. Il mare sta sotto al cielo, e riflette i suoi colori. Tanto distante, tanto vicino.
E’ facile liquidare con una battuta arguta un momento di difficoltà, di sofferenza, ma non facciamolo passare per amore.
San Paolo diceva (lettera ai Romani capitolo 12, versetto 15) Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. ”
Occorre lasciarsi toccare, colpire dalla vita dei nostri fratelli, lasciarsi penetrare, lasciarsi ferire. Credo che solo allora potremo davvero godere i momenti di gioia, perche’ saranno anche nostri, perche’ ci sentiremo sempre, indissolubilmente legati ai nostri amici.

12 pensieri riguardo “Il colore del mare”

  1. Caro Brandy,

    compe preannunciatoti
    ho riportato da me ( http://donnaemadre.wordpress.com/2009/11/13/il-colore-del-mare-by-brandy/ ) questo tuo meraviglioso post, dalle immagini, oltre che i contenutim anch'esse straordinarie.

    Però il commento postato là te lo voglio riportare anche qua, è tuo di diritto! 😉

    "Per un motivo mi ha colpito questo post, e cioè che mette il dito su un costume pessimo ma abbastanza diffuso, che sta nello “sdrammatizzare” il dolore dell’altro.

    Quando, allo scuola umanistica rogersiana, feci un corso di comunicazione efficace, ci diedero una specie di decalogo su quali sono gli atteggiamenti che interrompono la comunicazione.

    Beh, uno di questo è la minimizzazione del problema dell’altro. Una persona che sta male vuole la nostra solidarietà, vuole che abbracciamo il suo dolore, non vuole che gli diciamo “Ma dai non è niente”, ma come ti permetti di dire che non è niente, io sto male da cani, ho perso qualcosa a cui tenevo, o temo di perderlo, o mi si è frantumato un sogno tra le dita, o ho un dolore fisico, o un’umiliazione, e tu mi dici “Non è niente”?.

    O peggio ancora, lo liquidi con una battuta? Ma a una persona cui devono amputare una gamba, voi gli dareste una pacca sulla spalla dicendogli con un gran sorriso “Ma dai, magari risparmi sulle scarpe!”?

    Il dolore va rispettato. Non compiaciuto, ma rispettato. Non alimentato, ma capito. Non nutrito, ma condiviso.

    Dice Brandy “E’ facile liquidare con una battuta arguta un momento di difficoltà, di sofferenza, ma non facciamolo passare per amore.”. Ha ragione. L’amore è empatia. L’amore è compassione nel senso etimologico del termine, cum+patior, soffro insieme, “subisco un sentimento, un’emozione, accanto a te”.

    Perché dovremmo rispondere con una battuta ad un dolore? E’ questo un qualche rito apotropaico, un modo per sfuggire il dolore, combattere sia pure la sola idea del male?

    Sono bellissime le immagini del cielo e del mare che si specchiano (a proposito, sono © di Brandy), l’idea dell’amico, della persona che amiamo e che ci ama come qualcosa che ci riflette e in cui ci riflettiamo.

    Non indulgiamo e non lasciamo indulgere i nostri cari nel “povero me”, questo va bene, ma non neghiamo la loro sofferenza. Lasciamo che ci parlino, predisponiamoci ad ascoltare.

    Solo così mare e cielo saranno azzurri."

  2. Ciao, arrivo dal blog di Diemme…
    Sottoscrivo tutto pienamente, spudoratamente, non avrei saputo dirlo meglio e mi viene la tentazione di copiarlo anche nel mio blog, anzi, ti chiedo se posso linkarlo su FB.

    Ho sempre cercato di spiegare a qualcuno cosa fosse la condivisione e pare che i miei sforzi siano stati inutili, leggendo questo post, sono sicuro che tutti capirebbero perfettamente cosa intendo.

    Felice giornata.

  3. Ovviamente, Alfonso, puoi fare come preferisci, nessun problema, anzi: grazie!
    E grazie per il tuo gentilissimo commento!
    Buona giornata anche a te!

  4. eccomi … ce l'ho fatta!! Solo per confermarti (come ho fatto da Diemme) quanto ho apprezzato questo post … e quanto mi e' piaciuto l'accostamento del mare che rispecchia il cielo (o almeno ci prova) alla condivisione degli stati d'animo delle persone che ci sono vicine.

  5. oooohhh .. che bello poter commentare qui. Beh, se ti vuol fare papa un motivo ci sara’ … ma ti assicuro che piu’ che fidarmi di lei, vedro’ di fidarmi di me … continuando a leggere 😀 😀 😀

  6. ciao anche io vengo dal blog di diemme (e leggo qui con piacere che lei ha fatto un corso sulla comunicazione efficace e anche io ho fatto un corso Genitori Efficaci di Gordon da cui ho imparato molto, scusate l’OT) e volevo farti i complimenti davvero un bel post e inoltre volevo fartii complimenti per il titolo del tuo blog molto più giusto del va dove ti porta il cuore…..complimenti e piacere di conoscerti!

    1. GRazie, Polly (e insomma, poi non ci sono mica tremila parole per dire quanto mi fa piacere avere dei commenti positivi, degli apprezzamenti, eccetera eccetera) e insomma, si, grazie per le tue belle parole e per la tua gentile attenzione….quanto al titolo… eh, era tanto che ci pensavo….se lascio scegliere al cuore, prima o poi, finisce male. Magari il cuore finisce in un fosso, o in un burrone, e io con lui. No no no, è pericoloso! 🙂 Preferisco portarmelo dietro, e che aiuti i miei occhi a guardare il mondo.
      …e comunque, anche a me fa piacere incontrarti!

  7. Non credi che sia perché ho riportato il post sul mio blog, presentandolo come “scritto dal mio fratellOne”? Questi uomini!

    Nota per Thumper: io Brandy siamo fratelli di cuore, non genetici… il che, è un legame più forte e importante.

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