Somebody is knocking at your door

Viviamo in un’era tecnologica ( o almeno a noi pare così, chissà cosa diremo del domani!), un tempo nel quale si usano sms, e_mails, blogs, forums, s, s, s, – insomma, qualunque cosa sia, purchè sia tecnologica, internettosa e in quantità industriale. Riusciamo così a convincerci che se anche i contenuti sono scarsi la quantità e la tecnologia possono sopperire alla mancanza di cervello.

Già, bisogna notare, non ci si telefona, ci sono gli sms, e se anche il telefono del nostro interlocutore è spento vedrà il messaggino quando lo riaccende. Telefoniamo solo in caso di assoluta necessità e urgenza.
Così tutti noi, nelle nostre case, nei nostri palazzoni, abbiamo file di campanelli coi nomi scritti belli chiari. Anche questi già passati di moda. Adesso sei sicuro che se qualcuno suona il tuo campanello è solo uno scherzo di qualche ragazzino. Chi vuoi che si azzardi a disturbare la tua quiete con un incontro faccia a faccia?
Stiamo alzando attorno a noi un muro di elettronica separazione. Una cortina di vigile indifferenza. Mettiamo, nelle nostre chat, un disco rosso con una striscia bianca orizzontale per dire: “ci sono, ma non voglio parlare”. Usiamo, sui nostri cellulari, nascondere il nostro numero, arrogandoci il diritto di parlare con chi vogliamo, e di non farci disturbare da nessuno, se non pochi eletti nella nostra rubrica.

Alcuni giorni orsono, ero al computer, sento una botta al vetro della porta finestra. Sarà stato uno dei gatti, penso. Poco dopo, un’altra botta. Non ho nemmeno girato gli occhi.
Il sole, piegandosi nel suo percorso quotidiano, mi ha colpito improvviso, disturbandomi. Ho girato gli occhi verso il vetro, colpevole di aver dato al sole la password per entrarmi in casa.

Sul vetro, evidenziata dal sole, stampata a chiare lettere, la delusione di un povero piccione che cercava di venire a farmi visita, ma si è schiantato contro la mia porta chiusa.
Un giorno, spero, capiremo.
Un giorno. Spero che non sia troppo tardi.

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9 pensieri riguardo “Somebody is knocking at your door”

  1. Eccezionale, Brandy, le parole e la foto… non posso che concordare.Non credo che il limite sia la tecnologia in sè… il guaio è quando le deleghiamo tutto il nostro sentire, nel senso più profondo che questo termine ha.Mi piace l’immagine che hai usato, perchè mostra una traccia, un’orma dolorosa… senti l’urto e il dolore del piccione contro il vetro, l’impossibilità di attraversarlo e al contempo il segno fuggevole delle ali che lo portano lontano.Ecco, quello che mi spaventa non è solo che degli incontri possa rimanere solo una traccia di questo tipo, ma che possiamo giungere al punto di non vedere neanche quella.Ma nel tuo post c’è un personaggio che irrompe e salva da questa possibilità. Quel sole che ti dà fastidio, che ti costringe ad alare lo sguardo, che non ha bisogno di password…Dio è un hacker

  2. Se è vero, se Dio è veramente un hacker, allora che corra, si dia da fare, avvii tutti i programmi, compia tutte le connessioni, riempia tutte le caselle, inquini tutti i sistemi operativi.Se non tutti, almeno il mio. In fondo è Natale. Se non adesso, quando?Grazie, Angel, grazie di cuore per questa tua bellissima intuizione!

  3. Dio è un hacker: bellissima. Lui entra ovunque, non ha bisogno di password, ha il passpartout di qualsiasi fortezza, entra dove vuole, come vuole, quando vuole, ovunque e comunque.Però, sulla tecnologia, non sono d’accordo: è un mezzo, e dietro il mezzo ci sono le persone, di cui il mezzo è mera espressione. I rapporti superficiali sono sempre esistiti,le difficoltà di comunicazione pure, e poco cambia il mettere il divieto di accesso sulla chat o il non rispondere al campanello di casa o farsi negare al telefono (o inventarsi il famoso tegame sul fuoco, piuttosto che appellarsi a una caduta del sistema). Esistono rapporti veri in rete e fuori. Esistono rapporti superficiali in rete e fuori.E’ come pretendere che le persone siano diverse perché parlano una lingua diversa: finché non arriva un Saba, o chi per esso, a farti notare che “il dolore è uno, ha una voce e non varia”.Idem la gioia e tutto il resto.*** W internet ***

  4. Ma certo, DieMme, perfettamente d’accordo con te!La tecnologia è un mezzo, l’uso che ne facciamo fa la differenza. Ma è anche vero che è faciule nascondersi dietro una tastiera o dietro un sms, solo perchè non si ha il coraggio di dire apertamente il nostro pensiero.E comunque capita anche di vedere due che parlano al telefonino e sono uno da una parte e uno dall’altra della stessa strada…. Attraversare? Mai!

  5. A parte che mi ha fatto tantissimo piacere la tua citazione della poesia di Umberto Saba…..….ma anche la voce della capra, bisogna fermarsi ad ascoltarla. Bisogna capirla. Perchè senno’ lasciamo i nostri rapporti con gli altri in superficie, e anche noi come il poeta, rispondiamo “per celia”, ed è gentile questo modo di dire, perchè spesso la nostra risposta è chissenefrega.Altri diceva “nessun uomo è un’isola….non mandare a chiedere per chi suona la campana: essa suona sempre per te.”Oggi i richiami dei nostri consimili hanno voci diverse: quella delle chat, del telefonino, della posta elettronica… E’ vero, nulla a che vedere col grave suono della campana, al quale nessuno si puo’ sottrarre, ma sempre voci che ci interpellano, che bussano alla nostra porta, che ci chiedono di condividere la nostra vita con la loro. Per uno del quale ci siamo accorti, quanti sono tornati indietro senza che nemmeno ci siamo accorti della loro esistenza?

  6. …cercavo un posticino dove lasciare un mio pensiero x te…ti auguro un Natale pieno di sorrisi, di emozioni, di forti abbracci e parole sincere, un Natale nuovo e pieno, un Natale che rimanga scolpito nel tuo cuore, un Natale di cose vere e superiori e non di banalità e beni materiali, un Natale caldo e luminoso….un abbraccio Monica

  7. Carissima, ti ringrazio. questo è proprio il posto giusto, dove ci ricordiamo che anche il Signore Gesù è tra quelli che bussano. Per “fortuna” lui non si stanca.Tantissimi auguri di buon natale anche a te, un natale caldo, avvolgente e ricco di tutte quelle (buone) cose che desideri.Comunque si, tranquilla, questo sembra che sarà proprio un natale da ricordare per molto, molto tempo.

  8. Caro Fabio, da Napoli ti mando il mio pensiero.
    Oggi, 10/2/2012, ho meditato sulla mancanza di ascolto e allora mi unisco ai tuoi pensieri per dirti che solo l’amore fa ascoltare davvero l’altro, gli altri, e non ci fa immergere nel computer, che è senza contraddizioni, senza controcorrente, senza obiezioni, senza difficoltà. L’amore richiede sempre un “perdersi” … perché Dio faccia la Sua.
    Ciao, carissimo, che sai perderti per gli altri e portare loro conforto! Ciao

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